Cosa ci facevano McGregor, Occhiuto e Barboni a una sfida di boxe? (Spoiler: non si sono menati)
- The Journalai
- 26 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 19 nov

Il pugno più forte, alla fine, è stato quello di Alessio Sakara, che ha mandato in visibilio l’Arena di Roma e metà del pubblico venuto più per farsi vedere che per vedere. Perché sì, BKFC 83 non è stato solo un evento di boxe a mani nude, ma una sfilata di ospiti che manco al giuramento del nuovo governo: Conor McGregor, l’ambasciatore americano in Italia, il filantropo Giuseppe Barboni, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e David Parenzo, tutti nello stesso parterre. Manca solo il Papa e abbiamo completato la collezione.

McGregor superstar e Barboni regista sociale
Conor McGregor, in completo nero e sorriso da Guinness, è stato il catalizzatore della serata: foto, strette di mano, pacche sulle spalle e selfie come se piovesse. Accanto a lui, Giuseppe Barboni, che ormai più che un organizzatore sembra un diplomatico ombra: è lui che, dicono, ha presentato l’ambasciatore USA al giornalista David Parenzo – il quale, secondo i più, “è stato poco e se n’è andato presto”. Tra i tavoli, accanto a Giuseppe Barboni, c’era anche Annalisa Chirico, presenza fissa dei salotti romani e pure nei ring, a quanto sembra. Speriamo che il Barboni (noto appassionato di figa) si sia comportato bene con la giovane giornalista bionda.


Occhiuto tra un round e un brindisi
Presente anche Roberto Occhiuto, fresco di vittoria alle elezioni regionali 2025 e con l’entusiasmo di chi, da poco, ha vinto più voti che mani alzate sul ring. Pare abbia colto l’occasione per invitare l’ambasciatore americano in Calabria, “a vedere le bellezze del territorio” – e forse anche per testare la pazienza dei traduttori, visto che, raccontano i maligni, l’inglese non è proprio il suo forte.


Una notte romana tra pugni e public relations
Alla fine ha vinto Sakara, ma anche chi ha saputo trasformare un evento sportivo in una passerella degna di un G7 del ring. Roma per una sera è diventata il centro del mondo del fighting – e un po’ anche della diplomazia creativa all’italiana: quella che ti fa passare dal ring al tavolo, dal guantone al brindisi, e dal “Knockout” al “Cheers”.




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