Dopo il Veneto, la Lega vuole la Lombardia: e ha già il nome che (secondo loro) metterà d’accordo tutti
- The Journalai
- 26 nov
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Nel centrodestra, dopo la vittoria in Veneto, la situazione è semplice: la Lega festeggia, FdI scalpita e Forza Italia prende appunti, ma intanto brinda a un ottimo risultato in Campania.
Il Veneto è andato a Stefani (grazie anche ai voti di Zaia) e fin qui tutto bene. O quasi. Perché appena è stato chiaro che la regione era “in cassaforte”, in casa Lega si è accesa una lampadina verde Padania: “Perfetto. Adesso la Lombardia deve restare a noi”.
E così, mentre i militanti stavano ancora arrotolando le bandiere venete, a Milano spuntava uno striscione che sembrava dettato direttamente dallo spirito di Alberto da Giussano: “Il Veneto ha indicato la via, alla Lega la Lombardia”.

Max Romeo Champagne, il difensore del Sacro Suolo Lombardo, svela ai Journalai il nome
Massimiliano Romeo, che di solito è prudente come un bancario all’ultima rata del mutuo, stavolta si è trasformato nel Che Guevara brianzolo: «In regione Lombardia si deve candidare Giorgetti, e lì l’accordo è già fatto», ha detto ai Journalai durante la festa della Lega lombarda in un paese del Bresciano che manco il sindaco saprebbe ritrovare sulla cartina. Mancava solo che aggiungesse: “E guai a chi si avvicina al Pirellone senza permesso”.
Per Romeo, Giancarlo Giorgetti è il profilo giusto: pragmatico, radicato sul territorio (è uno dei pochi che ancora parla con Umberto Bossi) e con una forte credibilità nazionale. Se la strategia andrà in porto, potrebbe essere lui a guidare la corsa al Pirellone e a tenere la Lombardia saldamente in mani leghiste. Resta solo da capire se ai camerati questa opzione va bene.

Per Fratelli d'Italia, invece, resta in pole l’europarlamentare Carlo Fidanza. Era circolata anche l’ipotesi di un nome civico, quello del presidente di Coldiretti Ettore Prandini, ma al momento lui non ne vuole sapere. A peggiorare gli umori leghisti ci si è messo, qualche mese fa, un faccia a faccia informale tra Fidanza, La Russa e Fontana. Occhi indiscreti e maliziosi giurano di averli visti chiacchierare alla festa di compleanno di una senatrice lombarda. Chissà cosa si sono detti, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro: FdI vuole la Lombardia.
Il Risiko del centrodestra
Il problema è che per la Lega la Lombardia non è una regione: è la Regione, il santuario, la reliquia, l’ultimo fortino da difendere col cuore, con l’orgoglio e, se serve, con i gazebo pieghevoli. Pensate che per molti militanti della zona il segretario della Lega deve essere lombardo per definizione. E ora che FdI sogna di trasformare il Pirellone in una dependance del Governo, a Pontida stanno già lucidando gli scudi.
Finale di puntata
Insomma, dopo il Veneto, il centrodestra assomiglia più a una riunione condominiale litigiosa che a una coalizione. Meloni vuole “il premio della più grande”, Salvini vuole “quella che è sempre stata nostra”. La Lombardia balla, la Lega ringhia, FdI scalpita.
di Daniele Alberti




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