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Gioco delle sedie nel PD: Emiliano e Vendola ballano, Decaro scappa, Boccia siede

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Il PD in Puglia sembra più un condominio che un partito: riunioni infinite, liti da pianerottolo e vicini che non si parlano se non tramite il portiere. A Bari, per fermare l’ennesimo incendio, è arrivato Igor Taruffi, chi è ? E' l'inviato di Elly Schlein in modalità “pompieri senza caserma”. Con lui si sono seduti al tavolo il presidente uscente Michele Emiliano e l’eurodeputato Antonio Decaro: incontro “cordiale e costruttivo”. Traduzione dal politichese: nessuno ha rovesciato il tavolo, e già è notizia.


Emiliano, il pensionato che non vuole andare in pensione

Emiliano è alla fine del suo mandato, ma non vuole tornare a fare il magistrato: mancano due anni alla pensione, e lui preferisce restare in politica. Secondo voci interne, punta all’assessorato alla Sanità, cioè la poltrona più pesante della Regione. In pratica: non guida più la macchina, ma vuole tenere le chiavi del garage.


Vendola, il grande ritorno

Poi c’è Nichi Vendola, che pare voler tornare in pista. Anche lui in cerca di un assessorato. Più che una giunta, rischia di sembrare una reunion: i “grandi ex” sul palco, con i giovani in platea a fare le foto.


Decaro, l’esule volontario

E Decaro? Lui, con Emiliano e Vendola in giunta, non ci pensa neanche. Ha già detto che preferisce Bruxelles. Non per amore dell’Europa, ma perché almeno lì gli assessori non si improvvisano coinquilini. In pratica: meglio le cozze al vapore in Belgio che il brodetto politico in Puglia.


E alla fine spunta Boccia

E così, tra veti e ritorni di fiamma, resta in piedi un nome: Francesco Boccia. Senatore, già ministro, pugliese di Foggia. Uno che nel PD fa sempre comodo: non urla, non rompe, non divide. È la tipica scelta di compromesso: non fa impazzire nessuno, ma almeno non fa litigare troppo. Un po’ come quando al matrimonio servono il risotto: non è la pizza, non è la pasta al forno, ma si mangia.


Conclusione amara (ma non troppo)

Il rischio? Che il centrosinistra arrivi alle Regionali con più risse interne che avversari esterni. Mentre il centrodestra affila le armi, in casa PD ci si divide sugli assessorati futuri, non sul candidato presente. La vera campagna elettorale non è contro Meloni o Fitto, ma contro il vicino di banco.


 
 
 

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