Milano-Cortina 2026: Si accende l’albero, ma la vera disciplina olimpica è sopravvivere alla folla
- The Journalai
- 3 giorni fa
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L’accensione dell’albero di Natale in Duomo — teoricamente un momento di festa — si è trasformata in un perfetto esempio di come spegnere il buon senso pubblico accendendo una presa multipla di luminarie. Complice il ponte dell’Immacolata: i milanesi veri (o almeno i pochi che sono rimasti poiché non esistono più) erano già scappati a Cortina o Courmayeur a postare cappuccini sulle piste, mentre in città si è riversato chiunque non viva a Milano ma decida che “si va in centro a vedere l’albero, così posto la foto”.

Risultato: una massa umana degna della finale dei Mondiali, compressa in una piazza dimezzata dal mega store di Milano-Cortina 2026, da transenne piazzate con logica discutibile e da strutture natal-olimpiche che rendevano impossibile capire dove finisse la festa e dove iniziasse il labirinto. Muoversi? Solo se eri particolarmente appassionato di sport estremi.
Una testimone lo riassume così: «Ero lì per sbaglio e mi è venuto un attacco di panico! Gente disumana ovunque. Sto cercando di andare via, ma è allucinante…». A Milano “per sbaglio” è una categoria sociologica: puoi voler andare in Galleria per lo spritz e finire in un ammassamento degno di un esodo biblico.
Alessandro Bremec, un fotografo sempre presente nella cronaca milanese, racconta il resto della commedia tragica. Arriva alle 17 dal lato Galleria e trova un fiume di persone che spinge per entrare in Duomo: schiacciati, gente che urla, persone che stanno male, zero controllo e zero forze dell’ordine visibili. Per scampare all’ondata si rifugia nel Burger King, che poi viene chiuso dall’interno come se fosse un rifugio anti-assembramento.

Da sopra vede la piazza trasformata in un blocco unico di corpi. Quando tenta un altro percorso verso la zona taxi, trova la polizia disperata, auto ferme, ambulanze bloccate in mezzo alla folla, taxi ostaggio dell’immobilità generale. Via Torino? Identica: tram paralizzati, altra ambulanza ferma, gente che spinge per passare in qualsiasi direzione purché non fosse quella in cui era già.
Dal Museo del ’900 si respirava un po’ di più, ma solo per contrasto: il resto era una compressione urbana degna di uno studio sul comportamento delle sardine (non quelle di Bologna che sono finite male). E la riflessione finale di Alessandro è quella che nessuno vorrebbe pronunciare ma che tutti, ieri, hanno sentito chiaramente: “Se fosse scoppiato un petardo o una rissa, rischiava di diventare una seconda Piazza San Carlo”.

In mezzo a tutto ciò, genitori in panico chiedono aiuto alla polizia per tutelare i bambini in lacrime; gli agenti rispondono, impotenti: “Scrivete all’ufficio relazioni pubbliche del Comune”. Perfetto: in un caos ingestibile, mancava solo l’invito a mandare una mail.
L’albero scintillava beato al centro, completamente ignaro del delirio generato attorno a sé. Un test involontario di gestione flussi che arriva a un anno dalle Olimpiadi: Milano voleva accendere lo spirito natalizio, e invece ha acceso un gigantesco punto interrogativo sulla sua capacità di gestire eventi di massa. A questo punto, più che pianificazione, servono due cose: tanta ironia e, per restare in tema, un autentico miracolo di Natale.
di Daniele Denno e Alessandro Bremec




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