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Pontida, “censurato” lo striscione che fa paura a Vannacci: “Non parla mai del nord. Militanza non conta più”

Aggiornamento: 25 set

La denuncia di un gruppo di giovani leghisti piemontesi. La risposta di Toccalini: “La caserma è un valore della Lega. Bossi ti buttava fuori per molto meno”


Pontida senza striscioni è come una birra senza schiuma. Per qualcuno la birra c’è stata, e anche tanta, ma di schiuma se n’è vista poca. “La militanza ha ancora valore!?”, era infatti lo striscione che un gruppo di giovani leghisti piemontesi aveva preparato per il tradizionale corteo del sabato sul sacro suolo di Pontida. Un chiaro messaggio ai vertici del partito contro la “vannaccizzazione”, o presunta tale, del Carroccio. Eppure, quello striscione, non lo ha visto nessuno. Il motivo? “Ci hanno detto che non era il caso di portarlo in giro e che non era il momento di fare provocazioni”, racconta uno di loro. Game, set, match.


La striscione dei giovani leghisti piemontesi
La striscione dei giovani leghisti piemontesi

Per chi non lo sapesse, il sabato è la Pontida dei giovani, quella dove i big si confrontano con le nuove leve del partito e quella dove – a volte – succedono le cose più imprevedibili. Lo scorso anno fu lo striscione “Tajani scafista” a dettare scandalo e a costringere il segretario Matteo Salvini a chiedere scusa all’alleato di governo. Quest’anno, decine di giornalisti avevano provato ad anticipare i tempi presentandosi al raduno dei ragazzi. Ma sono rimasti a bocca asciutta. Qualche coro contro Salis e Calenda, fumogeni, ma nulla più. Eppure, qualcosa in più da raccontare c’era.


Lo striscione appeso alle 5 del mattino a Pontida e poi rimosso alle 7
Lo striscione appeso alle 5 del mattino a Pontida e poi rimosso alle 7

Già nel primissimo pomeriggio sono iniziate a girare voci che indicavano come, per volere dei vertici piemontesi del partito e in accordo col segretario dei giovani Luca Toccalini, uno striscione “era stato censurato”. I diretti interessati confermano: “Ci hanno chiamato verso l’una al gazebo centrale e ci hanno detto che quello striscione non poteva far parte del corteo dei giovani”. Troppo evidente il riferimento a Vannacci, subissato nelle scorse settimane dagli attacchi, fra gli altri, del governatore lombardo Attilio Fontana e dell’ex-ministro dell’agricoltura Gianmarco Centinaio.

Troviamo lo striscione appeso, ma ben nascosto, dietro un camper del gruppo piemontese che non si nasconde: “Chi ha militato per anni merita di più e qui non funziona più così. Vannacci è tutto il contrario del federalismo e dei valori della Lega. Lo avete mai sentito parlare di nord?”. Una bella gatta da pelare per chi, in questo momento, dovrebbe mantenere la calma fra i più bollenti spiriti. E Luca Toccalini, il capo dei giovani leghisti, non fa mistero di quanto accaduto: “La forza della Lega è sempre stata quella di essere granitica. Si discute, anche con toni alti, dentro. Però fuori serve unità”. Conferma quindi la deliberata decisione che quello striscione non doveva sfilare. “Certi personaggi non fanno il bene della Lega, anzi. Non è che attaccando Vannacci fai il bene del partito”. Si fa il bene solo di Vannacci? “Forse sì”, risponde a viso aperto, come di sua abitudine.

Da destra. Il Generale Vannacci, il coordinatore Lega Giovani Luca Toccalini e il segretario Matteo Salvini
Da destra. Il Generale Vannacci, il coordinatore Lega Giovani Luca Toccalini e il segretario Matteo Salvini

E dire che la prima giornata di Pontida era trascorsa tutto sommato regolarmente. Dopo il corteo dei giovani, all’arrivo di Vannacci, solamente grandi applausi per il Generale e big del partito in stato di quiescenza dopo le polemiche delle scorse settimane. Fedriga minimizzava con il più classico dei “è normale chiedergli una leghizzazione, non ho mai fatto polemiche con lui” e il capogruppo al Senato, nonché segretario della Lega Lombarda, Massimiliano Romeo, che rassicurava sull’unità del Carroccio.



Eppure, qualcuno non la pensava così. Dopo la fine degli interventi dal palco, un gruppetto ha provato a far partire il coro “né capitani, né generali, solo giovani padani”, con non troppa fortuna. “Sono pochi, e neanche tutti i piemontesi. Avete visto come è stato accolto Vannacci?”, ha detto ancora Toccalini, poco prima di andargli a parlare per placare l’eccessiva veemenza delle grida.


scritta per terra apparsa la mattina del 21 settembre
scritta per terra apparsa la mattina del 21 settembre

I ragazzi capiscono la situazione, si calmano, e sotto il gazebo centrale parte un potente dj set. Si spillano birre e gin tonic. Sembra tutto dimenticato. Uno di loro dice un po’ sconsolato: “Questo è il partito che c’è ora. Io ho provato a dire a Matteo che così non va ma non mi pare che abbia funzionato”. “Invece è proprio questo è il valore della Lega”, finisce di spiegare il segretario dei giovani Toccalini. “È la caserma e Bossi ti buttava fuori per molto meno”. La lezione è stata data, la serata può cominciare.


--Aggiornamento del 21 settembre--

Nella notte fra sabato e domenica sono apparsi altri striscioni (subito fatti togliere) con scritto "Fuori i Fasci", anche in questo caso invito chiaramente rivolto agli amici del Generale. Non contenti, i giovani militanti hanno deciso di scriverlo sull'asfalto: "Leghisti, mai fascisti" addolcito da un moderato "Napoli colera".


Lo striscione dei giovani modenesi


Lo striscione della Lega Giovani Modena
Lo striscione della Lega Giovani Modena

Ma la dinamica di dissenso non è solo piemontese. La domenica sul pratone i giovani di Modena hanno ricordato ai vertici del partito che non è colpa di Vannacci se la Lega ha perso la bussola: difficile dargli la patente di “traditore” quando a trasformare il “Basta Euro” in “Viva Draghi” ci hanno pensato i dirigenti stessi. I giovani leghisti, stanchi di essere ridotti a volantinatori muti, chiedono di tornare ai vecchi ideali e non alle vecchie poltrone.


Lo striscione esposto non era una provocazione, ma una sveglia: senza ideali e senza spazio ai giovani, la Lega rischia di diventare un contenitore vuoto… con dentro solo i comunicati stampa dei capi.


Di Daniele Alberti e Andrea Lattanzi


 
 
 

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