Mentre alla Camera si vota per difendere il deputato Mulè, alla buvette c’è la coda per il gelato: “Mi sono squagliato”
- The Journalai
- 11 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 12 nov
Nel giorno del debutto alla buvette del gelato, passa la richiesta di insindacabilità per il deputato forzista. “Non si parla d’altro” sì, ma dei gelati. Code per una coppetta

Ore 14. Pranzo finito, occhi assonnati: è l’inizio della settimana alla Camera dei Deputati. In aula si discute della richiesta di insindacabilità per Giorgio Mulè, deputato forzista, riguardo alla possibilità di essere giudicato o meno in un processo civile. Ma di Mulè, a dirla tutta, nei corridoi di Montecitorio pare importare poco a nessuno. E, tra poco, vedremo perché.
Durante una trasmissione su La7, Mulè avrebbe accusato il pentastellato Leonardo De Donno di avere picchiato un assistente parlamentare. Robe forti. Citato dal collega per diffamazione, il deputato forzista si era così difeso: “Ehi, non parlavo da cittadino qualunque, ma da parlamentare. Stavo facendo il mio lavoro”. Che poi, alle volte, è proprio questo il problema.
La Costituzione dice che i parlamentari non possono essere processati per le opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni. Dibattito delicato, per fini costituzionalisti. Peccato che, in aula, ad ascoltare il dibattito, fossero in pochi. Perché? Perché nel frattempo, la vera notizia era altrove: alla buvette, il bar interno della Camera, c’era la fila per il gelato. (ve ne avevamo parlato qui)

La battaglia del questore di Fratelli d’Italia Paolo Trancassini è stata così, finalmente, vinta. Chi è entrato di buon mattino, al bar aveva già potuto ammirare il nuovo banco frigo. Dopo anni di attesa, il Parlamento può finalmente contare su 6 gusti, tutti senza glutine: mango, limone, caramello salato, nocciola, pistacchio e cioccolato fondente, disponibili anche in versione vegana. Riforma epocale. Il costo della coppetta? Dai 3,50 ai 4,5 euro a seconda della grandezza. Nemmeno poco ma, chi lo ha assaggiato, giura: “È buonissimo, qui non si parla d'altro”.

La coda di onorevoli in calo glicemico si allunga fino al corridoio. La buvette sembra un ufficio postale il giorno del ritiro pensione. Ci si scalcia per arrivare primi alla coppetta. Le cavallette assaltano gli avanzi. Manco si morisse di fame, verrebbe da dire. Intanto, da dentro, arriva la chiamata: si deve votare su Mulè. Si mollano le coppette sui tavoli, ci si azzuffa per rientrare. C’è da fare in fretta e, alla fine, con 214 sì e 35 no, la Camera salva il deputato forzista e dichiara per lui l’insindacabilità.
L’immagine è, sia consentito il giudizio, tragicomica. Mentre dentro l’aula si decideva se Mulè dovesse o no rispondere davanti alla legge, decine di parlamentari combattevano il loro personale conflitto di coscienza: frutta o cioccolato? Chiamiamo Mulè per chiedergli un commento sulla giornata. Ci ha risposto solo: “Mi sono squagliato.”
Sipario. 🍦
di Daniele Alberti e Andrea Lattanzi




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